16 maggio 2006

FIOCCO BIANCO

Attraverso la Discoteca con passo deciso. Tutti mi guardano. Mi ammirano come se fossi la Psiche del Canova. È cosi che appaio ai loro occhi. Fredda e candida come marmo. Equilibrata e armoniosa nelle mie forme; nei mie movimenti. Fiocco bianco mi chiamano, anche se le mie labbra da geisha sono rosse come il fuoco e i miei capelli neri come la notte. Scendo le scale che portano al sotterraneo. Il rumore, dei mie lunghi tacchi di metallo rilucenti, rimbomba nel vuoto del corridoio. Sollevo la mano comandando alla spessa porta di aprirsi. Vedo schiudersi il mio regno. Un mondo di desiderio e piacere avvolto nella più tetra oscurità. Percepisco l’odore della passione e della paura che riempie il cuore delle mie bambole. Le vedo legate alle lisce pareti di pietra. Osservo i loro corpi. Questa notte ho voglia di una modella particolare. Mi sento estremamente creativa. Percepisco le loro menti. Mi desiderano. Ognuna di loro implora la mia attenzione.
Vogliono darsi a me. La mia scelta è fatta.
Annabelle sarà l’immacolata tela su cui sfogherò la mia arte in questa giovane notte.
Schiocco le dita. Uno spot posto sulla ragazza si accende e una fioca luce fa il suo ingresso in quel mondo di tenebra. Mi compiaccio con me stessa per la scelta. Lunghe gambe racchiuse in alti stivali di lattice, glutei sodi, vita sottile, schiena larga. Esamino la sua pelle. Perfettamente liscia. I polsi e le caviglie sono avvolte da bracciali di cuoio, bloccati al muro da sottili e corte catene. Partendo dalla parete faccio scivolare le mani lungo le sue braccia passando per le spalle e proseguendo fino ai fianchi. Le accarezzo il ventre. Con il braccio sinistro la stringo sentendo i suoi seni sodi. La mano destra risale fino al collo. Le spingo la testa all’indietro. Non mi può vedere, i suoi occhi sono coperti dalla seta. Le mie labbra si chiudono sul suo lobo che solletico con la lingua. La sento fremere. Odoro l’aria piena della fragranza del suo piacere. Il mio sangue si scalda. La bacio, assaporando le sue labbra carnose. Sento l’ispirazione invadermi. Penso ai miei servi ed essi appaiono. Curvi abomini di un’epoca antica. Errori di una giovinezza ormai passata. Ordino loro di possedere la ragazza. Si chinano a terra sapendo di non avere il diritto di rimanere eretti. Uno dei due afferra i polpacci della giovane appena sotto le ginocchia e, sollevando la testa, la penetra con un grosso membro nero fissato sulla bocca. Annabelle inizia a gemere leggermente seguendo il lento ritmo del servo. Non mi resta che iniziare il mio atto di crudo piacere. Snudo gli artigli. Lunghi e perfetti rasoi che si estendono dalla mie dita. Affondo i pollici nella pura carne della giovane quel tanto che basta per inciderla. Li ruoto allargando la ferita. Partendo dal foro seguo parallelamente la line della colonna vertebrale.
Annabelle si inarca mentre le sue grida tentano di farsi strada attraverso le spesse pareti della stanza. Il sangue inizia a colare copioso accumulandosi nelle fossette alla base della schiena per poi scendere, in delicate cascatelle lungo le cosce. Continuo a tracciare linee che si curvano e uniscono prendendo forma. Osservo il mio pensiero venire alla vita su quella morbida superficie. Spesso mi chiedo, vedendo con che facilità le mie dita disegnano indipendentemente l’una dall’altra, cosa potrebbe fare un pittore con pennelli al posto delle dita. Quanto potrebbe essere fluida, intensa e istintiva la sua arte?!
Ancora. si Ancora! Grida la mente di Annabelle.
Potendo sentire i suoi pensieri che si fanno strada attraverso uno strato di dolore, non posso far altro che cedere al piacere. Abbasso il mio volto su di lei lasciando che la lingua entri in contatto con la sua essenza ancora calda. Sento finalmente il mio corpo scaldarsi e prendere colore.
Uno stato di frenesia invade il mio essere. Rimango in balia degli istinti.
Incido ancora più in profondità le sue carni mentre rifinisco la mia opera.
Raggiungiamo l’estasi insieme.
La benda di seta è impregnata delle sue lacrime. Fisso quel reliquiario d’una umanità a me negata.
Le do il mio sangue. Le ferite scompaiono come per incanto e con esse anche il mio capolavoro;
sfogo di una delle tante notti di questa mia eterna solitudine.

AUTORE SIMONE

4 commenti:

Anonimo ha detto...

UN SOSPESO DELLA VOSTRA LEILA
;-)

Anonimo ha detto...

Leila B, dove sei? Mi manchi.
Voglio sposarti...VIDEOCHIAMAMI

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto parecchio.
"Penso ai miei servi ed essi appaiono" è geniale. Il fallo nero piantato sulla testa è un capolavoro di abominio.

Sara ha detto...

Il vampiro è un classico assolutamente intramontabile e la nostra Leila B non poteva certo sottrarsi ;D
"Reliquiario di un'umanità a me negata" è molto bello.
Uno stile che non delude mai.